L’ultimo primo giorno di scuola

Quando hai dei figli quello che non sai è che certi momenti,  che credevi fare oramai parte del tuo passato, ritornano. L’impressione di aver già vissuto si manifesta quando ti viene annunciato che i tuoi prossimi giorni dipenderanno dall’esito di una tal verifica o di una interrogazione orale che è scritta ( ovvero è una sorta di quiz a crocette).

Pur non essendo tu la vittima sacrificale di questo percorso per giungere alla fine di un qualsiasi anno scolastico, cominci ad essere presa da una strana sensazione alla bocca dello stomaco e il tuo umore diventa altalenante, inizi a patire una specie di sdoppiamento della personalità:  a quel punto partono una serie di immagini con musica di sottofondo, un flash back della figlia-scolara-bambina che corre festosa all’asilo, alle elementari, alle medie, al liceo e senti che se dipendesse da te faresti in modo che tutto fosse facile , comprensibile, superabile, che qualsiasi compito in classe potesse essere considerato tra le cose che ti piacciono di più.

La parte razionale di te spegne la musica. Una luce si accende, si spegne per segnalare che è pericolossissimo farsi prendere dai sentimenti, comprensivi ma non mollaccioni, seguire e saper intervenire al momento giusto. Almeno sperare che la presenza che hai manifestato per le faccende scolastiche e gli eventi della vita, fino a questo punto, sia stata assimilata e poi… questo è l’ultimo primo giorno di scuola per me.

P. S.  Con te AB, mi auguro!

The Clock.

Robert Doisneau

Era un anno bisestile

a BB

Era un anno bisestile quando sei arrivata. Un anno ventoso e senza pioggia, un inverno strano. In quel periodo eravamo presi da mille pensieri, preoccupati per la malattia del nonno da una parte e in ansia per la nonna dall’altra. E c’eri tu che tardavi, anche se l’arrivare con calma è il tuo modo di essere e oramai l’abbiamo capito. Poi sei nata ed  è iniziato un altro capitolo della nostra vita.