In questo periodo avrei molti , moltissimi , troppi spunti per scrivere quello che penso. Non voglio farlo. Né posso ignorare quello che capita nel mondo perchè ogni giorno c’è un motivo in più per pensare di vivere nello stato libero di Bananas, perciò non potendo fare a meno del mio blog e non volendo trascurarlo mi dedicherò ad argomenti più contemplativi. Ad esempio l’osservazione di quanti colori esistano in questa stagione invernale e di come, se pure in anni lontani ed in un ambiente molto diverso da quello in cui vivo, vengano descritti da Thoreau.
Inverno pittore
È straordinario pensare a quale varietà di colori
ben distinti possa offrirci l’inverno, e ciò usando
di tante poche tinte, se così vogliamo chiamarle.
La limpidezza e la purezza particolarissima dei
colori rappresentano probabilmente il fascino
maggiore di una passeggiata invernale.
C’è il rosso del cielo al tramonto, e della neve
di sera, e dei lembi di arcobaleno durante il
giorno, e delle nuvole basse.
C’è l’azzurro del cielo, e dei riflessi dell’acqua,
e del ghiaccio e delle ombre sulla neve.
C’è il giallo del sole e del cielo crepuscolare al
mattino e alla sera e del carice (o color paglierino
che, diviene brillante se, a sera, viene illuminato
sull’orlo del ghiaccio) e tutti e tre nei cristalli di brina.
E poi i colori secondari, ecco il porpora della neve,
in mucchi e sulle cime delle colline, sui monti,
delle nuvole serotine.
Il verde dei sempreverdi, del cielo e del ghiaccio
e delle acque quando scende la sera.
L’arancione del cielo di sera.
Il bianco della neve e delle nuvole e il nero delle
nuvole stesse, delle acque agitate, dell’acqua che
s’infiltra nel sottile strato di neve sul ghiaccio.
Il ruggine, il marrone e il grigio dei boschi di
alberi decidui.
Il bruno fulvo della terra nuda.
H. D. Thoreau
… E questo è il mio inverno a colori