Giallo soffione

Dà ad una persona una sorpresa improvvisa, l’andare giù da una strada arida  e acciottolata e vedere in una piccola striscia di erba, vicino al cancello di ferro il raggiante tarassaco, splendente come una goccia fatta cadere dal sole.

Henry Ward Beecher

Se un giardiniere avesse deciso di creare una bordura di fiori non avrebbe certamente pensato al dente di leone o tarassaco ma non sempre riusciamo a eguagliare la natura.

Questa piantina, molto comune  e considerata infestante, ben ancorata al terreno con una radice fusiforme è capace di crescere ovunque ci sia un centimetro di terra e  si può trovare perfino nelle fessure dell’asfalto cittadino. Le foglie disposte a rosetta sono lunghe, dentate e somigliano ai denti del leone; sono commestibili, all’inzio della primavera quando sono più tenere vengono raccolte e consumate in insalata.

I fiorellini giallo intenso sono riuniti in capolini che una volta sfioriti si trasformano in piumose sfere bianche e su cui, almeno una volta nella vita, ognuno di noi ha soffiato spargendo eterei ombrellini che, volteggiando nell’aria, trasportano minuscoli semini.

Questa comunissima pianta si fregia di svariati nomi: quello ufficiale e botanico è Taraxacum officinalis, viene chiamato dente di leone oppure in alcune zone insalata matta o cicoria matta. Ricordo che mia nonna lo chiamava girasul omettendo la precisazione dij pra cioè girasole dei prati; ho scoperto solo molto tempo dopo che la scritta sulle latte di olio di semi di girasole identificava “altri girasoli” e fiori ben diversi da quelli che vedevo nella campagna piemontese…

E’ conosciuto anche con il nome di soffione e personalmente è quello che preferisco perchè quando soffio sui piumini e cominciano a volare mi sento piccola e grande nello stesso tempo. La natura mi sta dando qualche possibilità.

La prima Plumbago

La Plumbago… è fiorita. Nonostante le gelate di gennaio e febbraio, che mi hanno fatto pensare al peggio,  una delle due, piantata in vaso sul balcone ha delle piene e ricche infiorescenze di corolle celeste intenso. Per chissà quale motivo, fino alla primavera dello scorso anno, non avevo mai preso la decisione di piantarne una, poi… l’illuminazione, dovuta anche alle insistenze della mia fornitrice di fiori e piante. Lo scorso anno la soddisfazione è stata grande e siccome mi piace sperimentare ho pensato che potevo tentare di far passare l’inverno alle Plumbago dove erano e senza preoccuparmi troppo di loro. Quando la temperatura ha comiciato a calare ho avuto i primi rimorsi e quando i primi tepori primaverili sono iniziati ho cercato di far prevalere quello che resta del  mio ottimismo naturale che, per altri versi, raggiunge ormai i minimi storici.

Sono stata accontentata: prima  è cresciuta una piantina, poi la seconda e adesso sono comparsi i fiori. Presa da entusiasmo sul terrazzo in campagna ne ho piantato una terza, questa già fiorita di suo e… prometto per il prossimo inverno le riparerò tutte e tre.

Per chi NON volesse seguire il mio esempio e seguire le regole

I glicini del cavalcavia

Glicine era una ragazza di una bruttezza senza speranza. I ragazzi non la degnavano di un’occhiata e di sicuro nessuno la invitava a fare una passeggiata romantica. Un giorno la poverina, stanca e avvilita di questa sua condizione di eterna esclusa, era andata a camminare in un prato e piangendo disperatamente si era appoggiata ad un tronco, naturalmente secco,  ma le lacrime, anzichè scorrere fino a terra, si avviticchiarono intorno al tronco trasformandosi in grappoli di fiori violetti mentre il corpo di Glicine prendeva la forma di un fusto flessibile e le braccia diventavano rami che reggevano le infiorescenze. Questo racconta una leggenda e se ci fosse un fondo di verità sul cavalcavia di corso Bramante, a Torino, si sarebbero ritrovate decine di ragazze non particolarmente attraenti.

Infatti su entrambi i lati del corso, lungo i marciapiedi, corrono piante di glicine sistemate a distanza regolare tra loro, a formare uno scenografico  e profumatissimo pergolato. Desidererei tanto conoscere il motivo per cui sono stati piantati dei Wisteria sinensis, quando e a chi è venuta questa singolare idea perchè è abbastanza inconsueto trovare delle piante di glicine utilizzate come ornamento verde in una strada di pubblico passaggio.

Percorrere a piedi  questo tratto del cavalcavia è quanto di più inebriante si possa trovare in piena città e anche la vista è appagata dal colore dei fiori in questo periodo dell’anno.

Tutti i colori del blu

Nello spettro cromatico il colore blu intenso e profondo è il meno rappresentato nei fiori di primavera, infatti predominano i giallo, il bianco e il rosa. Sono perciò una piacevole eccezione i muscari, bulbose che regalano fioriture con un’ampia gamma di tonalità blu e azzurre.

Le piantine sono di piccole dimensioni con foglie  lunghe, sottili e le infiorescenze ( racemi) sono formate da numerosi fiorellini ovoidali o quasi sferici molto simili a piccoli boccioli la cui bocca sembra circondata da un delicato merletto. I muscari spiccano anche da lontano  sia che vengano coltivati in un prato sia sul terrazzo o balcone, quindi sono adatti  anche  ai piccoli spazi e formano belle macchie di colore  . Da alcuni anni li coltivo in vaso sui davanzali perchè mi piace il colore blu che verso sera assorbe fino all’ultimo barlume di luce e  per il viavai di insetti che attirano; infatti osservando il volteggiare delle api si scopre che  anche nel micromondo degli insetti si litiga per il fiore più bello che contiene miglior nettare.

Consigli per la coltivazione si possono trovare qui

e per saperne di più

www.bulbargence.com

CURIOSITA’

Il Muscari comosum chiamato volgarmente  lampascione o cipollaccio,  è diffuso allo stato selvatico un po’  in tutta Italia, soprattutto al Sud. Il bulbo è commestibile come una comune cipolla, ma prima di essere cucinato va privato delle foglie esterne e immerso in acqua fredda, in modo da diluire parzialmente i succhi, molto aromatici e saporiti. Dopo 2-3 ore i bulbi possono essere lessati in acqua, fritti in olio o stufati in aceto e vino bianco.

Andar per vivai

Mi sveglio una mattina e improvvisamente sono presa da voglia di fiori. Le attività quotidiane vengono svolte il più rapidamente possibile in modo che prima finisco e prima riesco a dirigermi verso il luogo che soddisferà il mio desiderio.La mia meta è il vivaio di fiori o per meglio dire alcuni vivai, dipende. Ogni anno la scelta è dettata dalla necessità del momento. Quest’ anno morendo per il gelo tutti i ciclamini devo rinnovare le loro piante, mancherà la loro fioritura primaverile  e sarò “costretta” a trovarene di  nuove , le hoste sono ancora quiescenti e spero in bene. Le piante di rose se la sono cavata alla grande e la ginestra ha tenuto al calduccio il glicine più vecchio, in ogni caso devo riempire dei vuoti e la primavera arriva a lunghi passi. Ogni anno succede e anche se non ho piante da sostituire sono preda del desiderio di sperimentare. Succederà, oh se succederà…

Si tingono di giallo

Ho scelto tulipani di colori vivaci per i contenitori sui davanzali, voglio cacciare il grigio e il freddo dell’inverno e rifarmi la vista con fiori che assorbano luce quando c’è il sole e me lo regalino quando, come oggi, piove.

Sul balcone le viole del pensiero sono sopravvissute al gelido inverno  e sono più rigogliose e gialle che mai. Secondo alcuni cromoterapeuti il giallo, essendo appunto il colore del sole, dona forza, energia e vitalità poichè le sue vibrazioni sono simili a quelle dei raggi solari e sembra che, per queste caratteristiche, stimoli l’attenzione e la mente,  denoti ricerca di cambiamento, libertà, vivacità, crescita e  desiderio di stare bene con sé stessi.

Sempre più in alto

il verbasco di S. CroceIl campanile è proprio un bel campanile,di epoca barocca tutto di mattoni rossi, con un’elenganza solida e aerea nello stesso tempo. Il mattino alzo lo sguardo per vedere se la gonnella di coppi, che orna un cornicione sotto le aperture della torre campanaria, è ancora al suo posto. E’  un campanile ormai vetusto e qualche mattone è logoro e un po’ bucherellato, sono mattoni di argilla pieni, ma si sa il tempo consuma…

E proprio dove inizia la salita  verso il cielo, poco sopra il tetto della chiesa, è nata una pianta che silenziosamente è cresciuta e fiorita. Non si è spaventata per l’altezza, il suo habitat comprende anche luoghi di montagna, né ha avuto paura di patire la siccità, semplicemente si è spostata in un luogo meno accessibile.

Per anni la sua specie ha ornato un muretto di recinzione, anch’esso di mattoni pieni e pietre, e per anni addetti alla disinfestazione delle erbacce hanno provveduto ad eliminare piante ed infiorescenze gialle. Adesso un verbasco vive sul campanile e ci guarda.

Alla fine dell’estate probabilmente morirà , non prima di aver lanciato un messaggio per ricominciare l’anno prossimo.

Parlando di fiori

Castello di Pralormo

Il parco del  Castello di Pralormo (Torino) è l’unico in Italia dedicato ad una quasi esclusiva fioritura di tulipani , fioritura che raggiunge il massimo durante la mostra annuale di Messer Tulipano. giallo con ape

La spettacolare esposizione botanica , che dà spazio anche ad altre bulbose come muscari , narcisi ,iris  , esalta  tulipani stellati, a fiore di giglio, pappagallo, sfrangiati, profumati ; i bulbi arrivano dall’Olanda e vengono piantati ai primi freddi , mentre quelli dell’anno prima , tolti dal terreno, sono interrati nel bosco .

Passeggiando in questo parco storico si scoprono angoli suggestivi esaltati dalla realizzazione dello studio progettuale;  si rifà allo stile paessaggistico inglese in voga negli anni di ralizzazione ( 1820)  su progetto dell’architetto Xavier Kurten ,rimaneggiato    con  l’ inserimento di migliaia di bulbose  che sottolineano le prospettive e gli scorci .

Messer  Tulipano inizia sabato 28 marzo e terminerà il 3 maggio.

La  mostra è ormai teminata e per sapere  quello che ci siamo persi si puo’ curiosare nel blog di giardinofiorito

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