L’ultimo primo giorno di scuola

Quando hai dei figli quello che non sai è che certi momenti,  che credevi fare oramai parte del tuo passato, ritornano. L’impressione di aver già vissuto si manifesta quando ti viene annunciato che i tuoi prossimi giorni dipenderanno dall’esito di una tal verifica o di una interrogazione orale che è scritta ( ovvero è una sorta di quiz a crocette).

Pur non essendo tu la vittima sacrificale di questo percorso per giungere alla fine di un qualsiasi anno scolastico, cominci ad essere presa da una strana sensazione alla bocca dello stomaco e il tuo umore diventa altalenante, inizi a patire una specie di sdoppiamento della personalità:  a quel punto partono una serie di immagini con musica di sottofondo, un flash back della figlia-scolara-bambina che corre festosa all’asilo, alle elementari, alle medie, al liceo e senti che se dipendesse da te faresti in modo che tutto fosse facile , comprensibile, superabile, che qualsiasi compito in classe potesse essere considerato tra le cose che ti piacciono di più.

La parte razionale di te spegne la musica. Una luce si accende, si spegne per segnalare che è pericolossissimo farsi prendere dai sentimenti, comprensivi ma non mollaccioni, seguire e saper intervenire al momento giusto. Almeno sperare che la presenza che hai manifestato per le faccende scolastiche e gli eventi della vita, fino a questo punto, sia stata assimilata e poi… questo è l’ultimo primo giorno di scuola per me.

P. S.  Con te AB, mi auguro!

The Clock.

Robert Doisneau

Scuola di Stato

“Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.”

Piero Calamandrei

 

Leggere, scrivere e far di conto

Ricomincia un altro anno di scuola. Per alcuni sarà il primo, in assoluto, giorno di scuola. Per altri sarà il primo di un nuovo ciclo scolastico e per altri ancora un giorno in cui ritrovare compagni della vecchia classe e insegnanti dell’anno precedente. Mi è venuto in mente un libro letto anni fa, piaciuto anche alla figlia  Uno,  che dava una visione di un tempo in cui andare a scuola non era né un dovere né un diritto e  imparare nozioni basilari come ” leggere, scrivere e far di conto” non era così semplice, specialmente se femmina. La bambina Lilliana (le due elle nel nome non sono un errore) racconta le difficoltà per  conquistarsi tutto, anche la possibilità di  frequentare la scuola in cui iniziare il cammino che le permetterà di diventare  un medico e  di raccontare con comicità  la sofferta condizione di  bimba rifiutata dai suoi famigliari.

Dal libro Non m’importa se non hai trovato l’uva fragola di Giulia Fiorn ho scelto il capitolo in cui  Lilliana inizia la lezione con la maestra che la preparerà all’esame per l’ammissione alla scuola pubblica del paese.

Ci sedemmo al tavolo, prese una lavagna e dei gessetti colorati e scrisse tre volte la parola «àncora» in tre modi diversi, che, mi spiegò, erano il minuscolo, il maiuscolo e lo stampatello.

– Prendi il gessetto blu e fa un trattino sotto i segni che trovi uguali in ogni parola.

Era un gioco? Guardai la maestra ma non riuscii a dare un’interpretazione alla sua espressione perchè stava infilandosi gli occhiali.

Pensavo: « La deluderò o riuscirò a trovare i segni uguali?» Scrutai i segni della prima parola in minuscolo: la « a » iniziale era tonda con una specie di bastone davanti, a metà parola c’era un altro segno rotondo ma non aveva sostegno , in fondo ritrovai un tondo con un bastone. Era un’altra « a ». le segnai con il gesso.

A tutti  quelli che credono che la scuola debba servire per conoscere la propria storia non in modo limitato e capire gli errori che si sono compiuti, per  imparare le lingue che permettono di comunicare con quelli che ci vivono accanto, per avere la capacità di non guardare con diffidenza tutto quello che non si capisce e di saper  leggere sempre un po’ più avanti…