Pensieri nella sala d’aspetto di Bologna

Un anno fa, più o meno in questo periodo, eravamo a Bologna. Era stata una giornata calda, afosa come lo sono le giornate d’estate, eravamo stanchissimi e sudati. Il nostro treno per tornare a casa  sarebbe arrivato con un po’ di ritardo e la sala d’aspetto  inevitabilmente ci ha attirato per i sedili e una sensazione di luogo più fresco. Nelle stazioni la gente va e viene, guarda i tabelloni degli orari, cerca un posto per fermarsi con la valigia; a volte qualcuno si fa notare un po’ di più perchè particolarmente bello o perchè parla con  voce squillante, un bimbetto che guarda i treni  e parlotta con la mamma attira la tua attenzione. Sei lì che aspetti e se non hai più niente da leggere stai a guardare chi passa. Le persone normali hanno pensieri normali, magari banali e stupidi.  Questi pensieri sono rivolti a quello che dovranno fare, a qualche cosa che si sono dimenticati di fare e che per farlo possono rimandare a domani… già ma se il domani non ci sarà più, perchè qualcuno te lo ruba? Proprio come è stato rubato, il 2 agosto 1980, a tutti coloro che si trovavano alla stazione di Bologna? I pensieri ti giocano brutti scherzi: cominci a vederti come se fossi uno qualsiasi di quelli che erano nella sala d’aspetto e quello che immagini non ti piace. E se sei tra quelli a cui non hanno rubato la vita, immagini il senso di mancanza, il dolore della perdita che ti annienta e ti ruba comunque tutto. E’ solo l’immaginazione, noi eravamo solo in attesa di un treno che ci portasse a casa ma se ci fosse successo? Per questo sono solidale con i parenti delle vittime della strage di Bologna che chiedono da trent’anni la verità.