Archivi categoria: Date da non dimenticare
Non un giorno qualunque: è il 25 Aprile
Siamo di nuovo qui. Un altro venticinque aprile che viene e poi passa come un giorno di festa qualunque.
– Ma che festa è? Saranno aperti i negozi? Vai via con i tuoi a prendere un po’ di sole? Peccato, così a metà settimana, i bambini poi tornano a scuola e non si può fare il ponte lungo. Con tutti problemi che ci sono queste feste inutili dovrebbero proprio toglierle…-
E’ stato il “dovrebbero” che ha toccato un nervo scoperto. TU che parli senza pensare, senza chiederti mai perchè tutto accade, che non sai perchè ignori sordamente e ciecamente tutto quello che c’è intorno, che sei perennemente vittima ma che non agisci e demandi a chi ti promette di facilitare la tua esistenza. NOI non avremmo vissuto come abbiamo vissuto se ALTRI non avessero avuto coscienza e desiderio di poter vivere in libertà. Liberi di esercitare i propri diritti e assolvere i propri doveri.
Per voi, Sconosciute su un tram qualunque, festeggio il 25 Aprile nel ricordo,nella speranza e con partecipazione.
Avevo due paure
La prima era quella di uccidere
La seconda era quella di morire
Avevo diciassette anni
Poi venne la notte del silenzio
In quel buio si scambiarono le vite
Incollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa
Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa
Poi spuntò l’alba
Ed era il 25 Aprile.
✎ Giuseppe Colzani
Bologna- Nessuna destinazione
Vite interrotte, perdute. Dolore fisico e morale. Rabbia, domande, dolore e assenza per sempre. Risposte non date e verità nascoste.
Erano come noi e volevano vivere in pace e serenità.
BOLOGNA DUE AGOSTO VERSO UNA MEMORIA CONDIVISA
Canti della Resistenza
O ragazza dalle guance di pesca,
o ragazza dalle guance d’aurora,
io spero che a narrarti riesca
la mia vita all’età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita,
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
tutto il bene avevamo nel cuore,
a vent’anni la vita è oltre il ponte,
oltre il fuoco comincia l’amore.
Silenziosi sugli aghi di pino,
su spinosi ricci di castagna,
una squadra nel buio mattino
discendeva l’oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
ad assaltar caposaldi nemici
conquistandoci l’armi in battaglia
scalzi e laceri eppur felici.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte…
Non è detto che fossimo santi,
l’eroismo, non è sovrumano,
corri, abbassati, dái, balza avanti,
ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
l’avvenire di un mondo più umano
e più giusto , più libero e lieto.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte…
Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
che non sanno la storia di ieri.
Io non son solo e passeggio tra i tigli
con te, cara, che allora non c’eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
quelle nostre speranze di allora,
rivivessero in quel che tu speri,
o ragazza color dell’aurora.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte…
Italo Calvino: in Canti della Resistenza italiana, Collana del Gallo grande 1960, Milano
La libertà è un diritto ma deve essere coltivata e mantenuta. Deve essere ben radicata nella nostra coscienza di cittadini e, se ci è stata regalata, dobbiamo trasmetterla a chi verrà dopo di noi. Per questo buon 25 Aprile.
Scarpette rosse
C’è un paio di scarpette rosse
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora
la marca di fabbrica “Schulze Monaco”
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perchè i piedini dei bambini morti
non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu ❋
Giorno della Memoria. Per ricordarci di tutte le vittime, di tutte le guerre, di tutti gli eccidi. Anche quelli di cui non abbiamo memoria.
Essere DONNA
“La violenza in Europa è la prima causa di morte per le donne tra i 14 e i 44 anni. Su tre donne che perdono la vita in Italia, una è stata uccisa dal proprio partner”
E’ di nuovo il due agosto
Adesso è primavera!
Un altro 25 aprile
Oltre il ponte
O ragazza dalle guance di pesca,
o ragazza dalle guance d’aurora,
io spero che a narrarti riesca
la mia vita all’età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita,
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
tutto il bene avevamo nel cuore,
a vent’anni la vita è oltre il ponte,
oltre il fuoco comincia l’amore.
Silenziosi sugli aghi di pino,
su spinosi ricci di castagna,
una squadra nel buio mattino
discendeva l’oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
ad assaltar caposaldi nemici
conquistandoci l’armi in battaglia
scalzi e laceri eppur felici.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte…
Non è detto che fossimo santi,
l’eroismo, non è sovrumano,
corri, abbassati, dái, balza avanti,
ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
l’avvenire di un mondo più umano
e più giusto , più libero e lieto.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte…
Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
che non sanno la storia di ieri.
Io non son solo e passeggio tra i tigli
con te, cara, che allora non c’eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
quelle nostre speranze di allora,
rivivessero in quel che tu speri,
o ragazza color dell’aurora.
Avevamo vent’anni e oltre il ponte…
Italo Calvino: in Canti della Resistenza italiana, Collana del Gallo grande 1960, Milano
Per ripassare un periodo della storia d’Italia si può sfogliare il blog dell’ ANPI
oppure
Schegge di Liberazione 2011
è un ebook sulla Resistenza, collaborativo e gratuito. Si scarica qui
Pensieri nella sala d’aspetto di Bologna
Un anno fa, più o meno in questo periodo, eravamo a Bologna. Era stata una giornata calda, afosa come lo sono le giornate d’estate, eravamo stanchissimi e sudati. Il nostro treno per tornare a casa sarebbe arrivato con un po’ di ritardo e la sala d’aspetto inevitabilmente ci ha attirato per i sedili e una sensazione di luogo più fresco. Nelle stazioni la gente va e viene, guarda i tabelloni degli orari, cerca un posto per fermarsi con la valigia; a volte qualcuno si fa notare un po’ di più perchè particolarmente bello o perchè parla con voce squillante, un bimbetto che guarda i treni e parlotta con la mamma attira la tua attenzione. Sei lì che aspetti e se non hai più niente da leggere stai a guardare chi passa. Le persone normali hanno pensieri normali, magari banali e stupidi. Questi pensieri sono rivolti a quello che dovranno fare, a qualche cosa che si sono dimenticati di fare e che per farlo possono rimandare a domani… già ma se il domani non ci sarà più, perchè qualcuno te lo ruba? Proprio come è stato rubato, il 2 agosto 1980, a tutti coloro che si trovavano alla stazione di Bologna? I pensieri ti giocano brutti scherzi: cominci a vederti come se fossi uno qualsiasi di quelli che erano nella sala d’aspetto e quello che immagini non ti piace. E se sei tra quelli a cui non hanno rubato la vita, immagini il senso di mancanza, il dolore della perdita che ti annienta e ti ruba comunque tutto. E’ solo l’immaginazione, noi eravamo solo in attesa di un treno che ci portasse a casa ma se ci fosse successo? Per questo sono solidale con i parenti delle vittime della strage di Bologna che chiedono da trent’anni la verità.